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30 Gennaio 2017

E' ora di pensare seriamente all'immobiliare

di Achille Colombo Clerici, presidente Assoedilizia

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Novità sotto certi aspetti sorprendente per l’economia italiana in un anno – il 2017 – che si annuncia nel mondo con caratteristiche di incertezza e instabilità. La previsione del Pil 2017 (un non esaltante più 0,7%) fatta dal Fondo monetario internazionale potrebbe essere rivista al rialzo grazie al discreto andamento dell’export, degli investimenti, dei consumi, dell’occupazione, dell’agricoltura. Ma per alimentare la fiammella della timida ripresa occorre che il comparto immobiliare si rimetta in moto.  Devono riaprire i cantieri e il mercato immobiliare deve ripartire.

E’ questa la conclusione cui giunge il XXI Rapporto elaborato del Centro Einaudi sul tema dell’economia globale e italiana, presentato l'altro giorno a Milano, nella sede di Assolombarda.

Osserviamo che l’Italia è l’unico dei grandi Paesi europei in cui il mercato immobiliare è in crisi a causa di una pressione fiscale insostenibile che dura da 5 anni. Non è sufficiente il ritrovato recupero (peraltro fisiologico) che riguarda prevalentemente la compravendita delle prime abitazioni.

Sosteniamo da tempo essere assai grave l’assenza a livello istituzionale di un adeguato flusso di investimenti a favore dell'edilizia sociale. Non bastano le operazioni di nicchia legate all'housing sociale, che si rivolgono peraltro a soddisfare il fabbisogno abitativo della fascia intermedia di utenza. Occorrono dei veri e propri investimenti in conto capitale nell'edilizia popolare per andare incontro alla domanda espressa dai ceti più disagiati, che la casa non la possono pagare né in tutto, né in parte. Come d'altronde avveniva (fino agli ultimi anni Novanta) con i piani-programma dell'edilizia residenziale pubblica nella forma della 'sovvenzionata'.

In aggiunta il calo dei valori immobiliari che dura da quasi 10 anni ha causato un sentimento di disaffezione nell’investimento nel mattone quale fonte di un equo reddito ed ha impoverito l’80 per cento delle famiglie italiane: tanti sono i proprietari di casa. Un impoverimento che è la causa prima del mancato decollo dei consumi e degli investimenti, e quindi delle difficoltà della ripresa economica generale.

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