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I costi dei servizi finanziari sono in Italia tradizionalmente più costosi rispetto ad altri Paesi. Merita quindi particolare attenzione il recentissimo Report dell’ESMA (European Security and Markets Authority) su “Costs and Performance of EU Retail Investment Products 2023”.
Prima però va ricordato che già la Banca d’Italia nell’Indagine sul costo dei conti correnti (novembre 2022) aveva segnalato la costante crescita della spesa stimata per la gestione di un conto bancario (diminuita solo nel 2014/15, quando era scesa a circa 77 euro); nel 2021 il costo è cresciuto di 3,8 euro, raggiungendo l’importo di 94,7 euro; sui conti on line da 21,5 a 24,3 euro.
Vediamo, quindi, l’analisi dell’ESMA sui Fondi comuni di investimento mobiliare aperti (OICVM, escluse le SICAV).
L’UE è il secondo mercato dopo gli USA con 10 trilioni di euro (6tn retail); ma negli USA le famiglie ne detengono l’88% del patrimonio, nell’UE il 60%. E i Fondi europei restano molto più piccoli di quelli USA.
In UE i costi tendono a diminuire ma ad un ritmo lento ed in modo eterogeneo. I Fondi ESG sono rimasti, in media, meno costosi rispetto agli equivalenti non ESG e hanno anche sovraperformato.
Il mercato resta in Europa molto concentrato con il 90% degli investimenti nelle mani del 15% dei gestori. Molto varia è la composizione degli investimenti: in azioni sono il 65% in Paesi Bassi e Svezia e solo il 10% in Italia.
I Fondi più grandi hanno costi più bassi di quelli più piccoli, anche del 40%. E l’ESMA sottolinea che i costi per uno stesso prodotto possono avere natura diversa; quelli di negoziazione e di distribuzione sono molto rilevanti per gli investitori individuali che si affidano ad istituzioni finanziarie e al trading digitale. E l’inflazione ha aggiunto circa l’1,5% ai costi.
Nel 2021, la performance annuale netta nelle varie classi di attività è stata molto superiore a quella del 2020, fino a oltre il 30%.
Ma sia costi e sia performance sono molto eterogenei a livello dei Paesi per differenze strutturali dei mercati, per preferenze degli investitori, per canali di commercializzazione.
I livelli di costo più contenuti sono nei Paesi Bassi e in Svezia (con l’1% per gli azionari), quelli più alti in Austria e, come prevedibile, in Italia. Nel nostro Paese e nel Lussemburgo per i fondi azionari i costi raggiungono il 2%. E l’ESMA precisa anche che non è poi possibile effettuare un’analisi delle commissioni di performance per la scarsità delle informazioni. Anche questo è un dato negativo per l’Italia dove il 63% dei Fondi sembra applicare queste commissioni (il 4% in Belgio e il 3% in Danimarca).
I costi sono notevolmente più alti per gli OICVM a gestione attiva rispetto ai fondi indicizzati ETF (Exchange traded funds); i primi hanno registrato una performance netta del 30,5% contro il 32,5% e il 31,9% degli OICVM azionari passivi e degli ETF azionari.
In conclusione, anche se i costi diminuiscono un po', in dieci anni per un investimento di 10.000 euro sono da considerare 3.000 euro di costi e 2.000 euro a causa dell'inflazione: ne deriva un valore netto di 16.500 euro. Ancora: il mercato è concentrato; i fondi azionari e misti ESG hanno sovraperformato; i fondi ESG sono i più economici, l’Italia non brilla.
Tutto questo secondo il Report dell’ESMA.
È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: JLL: Q1 2025, 2,7 mld di investimenti capital markets in Italia
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