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6 Maggio 2016
La Cassazione conferma l'assoluzione di Alfredo Romeo (Intervista)
di M.C.
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La Corte di Cassazione sesta sezione ha respinto il ricorso presentato dalla Procura e dal Comune di Napoli e ha confermato la sentenza di proscioglimento pronunciata a settembre scorso nei confronti di Alfredo Romeo ed Enrico Trombetta. “Perché il fatto non sussiste”, recita la formula della sentenza che ha accolto le richieste degli avvocati della difesa.
L’imprenditore Alfredo Romeo e l’amministratore delegato del gruppo Enrico Trombetta era finiti sotto inchiesta con l’accusa di peculato per una somma di 26 milioni di euro. Il pm ne aveva chiesto il rinvio a giudizio ma il giudice dell’udienza preliminare li aveva prosciolti. L’accusa ruotava attorno a una presunta appropriazione di denaro del Comune da parte della Romeo Gestioni in seguito alla vendita di immobili del patrimonio comunale e nonostante la diffida a restituire avanzata dal Comune stesso. I soldi sarebbero stati le somme che la Romeo non avrebbe versato al Comune dopo che questi interruppe i versamenti delle rate dei debiti che avrebbe dovuto alla società come previsto dalla transazione firmata nell’aprile 2012 tra la società e l’amministrazione di Palazzo San Giacomo.
Alfredo Romeo ha commentato a Monitorimmobiliare la vicenda: “Questa storia trae origine dalla transazione con la quale la mia azienda ha concesso al Comune di Napoli una dilazione di pagamento di crediti per 50 milioni, oltre interessi, fondati su ingiunzioni di pagamento divenute esecutive e garantite da pignoramenti su oltre cento immobili comunali, a fronte di una rateizzazione da parte del ricavato garantito da dismissioni di immobili del Patrimonio comunale. Grazie a quella dilazione di pagamento, dunque, l’Amministrazione De Magistris ha potuto anche mettere a bilancio oltre 108 milioni di euro, grazie alla dismissione di 3000 immobili del Patrimonio da noi effettuata in otto mesi”.
“Ottenuto questo risultato, però, l’Amministrazione De Magistris ha tentato di sottrarsi ai propri obblighi, benché il nostro credito fosse anche certificato dagli stessi dirigenti del Comune, per cui siamo stati costretti a congelare in apposito conto a garanzia i compensi dovuti, chiedendo contestualmente al Tribunale Civile di Napoli di pronunziarsi sulla vicenda. Un comportamento assolutamente trasparente a fronte del quale il Comune ha cercato di sottrarsi anche alle decisioni del giudice civile per avventurarsi temerariamente in un esposto alla Procura, in mancanza di valide ragioni giuridiche a giustificazione del proprio inadempimento. Per fortuna, non solo nostra, ma di tutto il mondo delle imprese di questo Paese, il sistema giudiziario ha retto, e la Cassazione ha confermato con formula piena la condizioni di una assoluta e oggettiva legittimità operativa, finanziaria ed etica della mia azienda, ribadendo che ‘il fatto non sussiste’”.
“Da cittadino sono sollevato e sereno. Da imprenditore sono preoccupato, perché questa storia evidenzia ancora una volta l’esigenza di una certezza nell’interpretazione delle norme, che ne impedisca un uso strumentale e ideologico. Trucchi e comportamenti spregiudicati del genere, adottati da un sindaco come De Magistris nella gestione della cosa pubblica, infatti, danneggiano il mondo delle imprese e le regole di un efficiente e trasparente sistema economico”.
“Chiedo infatti che si faccia una banale riflessione di carattere generale: quante aziende sarebbero sopravvissute a un’accusa così grave e temeraria, e al blocco di una cifra così ingente? Se il nostro Gruppo fosse stato meno solido, quanti posti di lavoro sarebbero stati messi a rischio per una manovra così infondata e al tempo stesso iniqua? Chi ci avrebbe risarcito? Non certo l’Amministrazione De Magistris”.
“Chiudo evidenziando che questa vicenda sottolinea per l’ennesima volta che Burocrazia e Giustizia sono temi centrali per un rinnovamento del Paese”.
È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: IGD: crescita sostenibile al cent
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