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25 Novembre 2024

18 Novembre 2016

Le sfide del private banking

di Luigi Dell'Olio, Monitorimmobiliare

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Incanalare i risparmi delle famiglie italiane facoltose verso investimenti con un buon potenziale di rendimento e capaci di dare una spinta alla ripresa economica. È la sfida principale che ha davanti a sé il mercato del private banking, secondo quanto emerso nel corso del Forum Aipb 2016 che si è svolto nei giorni scorsi a Milano. Una prospettiva che apre nuovi spazi al di fuori delle asset class tradizionali, favorendo settori come il private equity e l’immobiliare.

La sfida dei rendimenti

Dal 2010 in avanti, il settore è cresciuto nel nostro Paese al ritmo del 2,80%, complice la propensione di molte famiglie ad aumentare i risparmi a fronte dell’incertezza del quadro economico. “Ora siamo entrati in una fase più complicata, nella quale occorre avere un atteggiamento propositivo per continuare a crescere”, ha spiegato Stefano Vecchi, direttore scientifico dell’Aipb. 

Il riferimento è alla situazione di mercato caratterizzato da un andamento altalenante delle principali asset class e dalla situazione di tassi ai minimi che rende impossibile generare rendimenti interessanti tramite l’investimento in titoli di Stato dei Paesi occidentali. 

Ma anche al differente ritmo di crescita tra Paesi emergenti, caratterizzanti da una quota sempre più ampia di clienti facoltosi, e quelli sviluppati, dove la priorità è la difesa della ricchezza accumulata nel passato.

Guidare il cambiamento

In presenza di questo scenario, ha sottolineato il presidente di Aipb, Fabio Innocenzi, la priorità dei player del private banking non può essere più la minimizzazione dei rischi. “Sforziamoci di veicolare i risparmi a sostegno dell’economia italiana”, è stato il suo invito, accompagnato da un’analisi dei nuovi strumenti oggi disponibili, che consentono di fornire alternative al credito bancario per le imprese alla ricerca di capitali per la crescita.

Il mercato potenziale, ha ricordato Innocenzi, è costituito dal 2,5% di famiglie italiane che ha disponibilità liquide superiori al mezzo milioni di euro. 

Una quota numericamente limitata, ma che ha in mano il 30% dei risparmi privati e per questa ragione costituisce un bacino di riferimento importante per il settore del private banking che fin qui ha intercettato solo una parte di questo potenziale.

Nuove regole all’orizzonte

All’evento era presente anche Carmine di Noia, commissario Consob, che ha delineato lo scenario in vista della Mifid 2 e delle nuove norme che cambieranno le regole del mercato degli investimenti, insistendo sulla rilevanza della product governance tra profilatura e nuovi modelli di servizio. 

L’evoluzione normativa in campo finanziario, ha ricordato, va in direzione di regole più stringenti per intermediari, produttori e distributori a tutela dell’interesse del cliente in ogni fase del processo produttivo e distributivo. “Oggi non c’è più spazio per l’improvvisazione: produttori e distributori devono essere più vicini all’investitore”, ha sottolineato Di Noia.

Il ruolo dei consulenti

Da segnalare anche l’intervento di Matteo Colafrancesco, presidente di Assoreti, che ha tenuto a sottolineare il ruolo svolto dalle reti che “hanno spesso anticipato le principali innovazioni normative e di mercato”. Quindi uno sguardo al futuro, con una constatazione (“Ora ci attendono nuove iniziative legislative che non ci troveranno impreparati”) che non è una dichiarazione impaurita, ma un modo per prepararsi alle nuove sfide (“Partiamo dai punti di forza della nostra offerta, capace di resistere anche ai venti contrari del mercato, per aiutare la clientela a investire in maniera efficiente per il proprio futuro”). 

“Il consulente è destinato ad assumere un ruolo crescente nel mercato”, ha aggiunto Colafrancesco. “Fare consulenza a 360 gradi è la grande sfida che abbiamo davanti a noi. Questo significa fare consulenza anche sulla parte di patrimonio che il cliente detiene presso altri intermediari”, ha aggiunto il numero uno di Assoreti.

Tre priorità

Aldo Varenna, presidente di Efpa (l’organizzazione non profit che si occupa di formazione e certificazione delle competenze per i consulenti finanziari), ha indicato alle telecamere di REview le priorità di mercato per il futuro prossimo. “La prima sfida è quella dei tassi a zero, il che significa rendimenti ai minimi se non addirittura negativi, e il rischio concreto di perdite in caso di rialzo dei rendimenti”. Il che impone di uscire dagli schemi tradizionali nella scelta degli investimenti per esplorare nuove opportunità. A questo tema si collega la seconda priorità, che è relativa alla ridefinizione dell’orizzonte d’investimento, che deve necessariamente essere più lungo del passato per poter cavalcare la volatilità, divenuta la normalità sui mercati, senza dover prendere decisioni affrettate. Il terzo tema segnalato da Varenna è relativo all’evoluzione tecnologica, con il boom del fintech, “che cambia i parametri della finanza introducendo nuove opportunità e chiamando gli operatori a ripensare il modo di stare sul mercato”.

Verso un mondo nuovo

Al Forum di Aip ha preso parte anche Domenico De Masi, docente di Sociologia del lavoro all’Università la Sapienza di Roma, che ha descritto lo scenario al 2030

“Prepariamoci a un mondo nuovo che sarà guidato dalla tecnologia e sarà caratterizzato da un miliardo di abitanti in più rispetto a oggi”, ha spiegato il sociologo. “Nel mondo che ci aspetta l’etica avrà una maggiore rilevanza nelle scelte degli individui e influenzerà le scelte delle aziende. 

Le persone saranno sempre più globalizzate, dotate di una cultura più ampia e maggiore dose di pessimismo”. Non mancheranno le sfide: “Le principali saranno le migrazioni e la disoccupazione”, ha concluso De Masi.

Questo articolo, con le videointerviste, è presente su REview di questa settimana. Leggi gratuitamente il numero completo!

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