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24 Aprile 2015

Salta la rinegoziazione sull'affitto. E Auchan chiude il centro commerciale

di P.R.

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Una storia dove manca il lieto fine. Salta un accordo tra proprietà immobiliare e tenant e le ripercussioni sono tutte sull'occupazione e il territorio.

Dopo 10 anni di attività, il 31 luglio2015 chiuderà il centro commerciale Auchan di Cesano Boscone (Mi). A comunicarlo è stata la stessa sede italiana della società francese dando come motivazione alla base della decisione il fatto che dal 2005 l’ipermercato non fosse mai riuscito a raggiungere una situazione di equilibrio economico, registrando perdite per 6 mln di euro nel solo 2014 e di oltre 16 mln di euro negli ultimi tre anni soprattutto (come si legge nelle dichiarazioni dell’azienda) “a causa dell’oneroso canone di locazione”.

A seguito di questi motivi la multinazionale francese ha comunicato alle centinaia di lavoratori e imprese commerciali coinvolte dall’attività del centro la decisione di chiudere fra soli tre mesi.

Negli anni Auchan avrebbe cercato di ridurre più volte l’affitto, che comprende in un unico contratto sia l’ipermercato sia la galleria di negozi, cercando un accordo con la società Nuova Cesano – proprietaria dell’immobile – che però avrebbe dimostrato la totale indisponibilità alla negoziazione. Per questo la multinazionale francese avrebbe deciso di intraprendere una causa giudiziaria con la proprietà per ottenere la riduzione del canone di affitto o la possibilità di recedere in anticipo dal contratto.

Ma stando al comunicato della Nuova Cesano, i proprietari avrebbero dimostrato più volte sia in via stragiudiziale sia davanti all’organismo di conciliazione forense, la disponibilità a ridurre l’affitto stabilito a livello contrattuale formulando diverse proposte, nei limiti di quanto consentito dalle spese sostenute per costruire l’immobile, che però non sarebbero mai state accettate da Auchan.

Anzi a quanto sembra Auchan avrebbe avanzato più volte nuove pretese, senza forse considerare che Nuova Cesano avrebbe relizzato l’immobile che ha poi ospitato il centro commerciale a proprie spese e secondo le direttive della stessa multinazionale francese, con progetti pensati appositamente sui desideri di Auchan e dando alla stessa la possibilità di modificarli in corso d’opera secondo la propria volontà.

Resta il fatto che prima della sentenza, Auchan ha deciso di risolvere in anticipo il contratto di affitto a cui Nuova Cesano ha scelto di aderire non potendo assumere un comportamento diverso davanti alle contraddizioni della multinazionale.

Perché a quanto pare Auchan avrebbe condotto direttamente le trattative per stipulare contratti di subaffitto per gli spazi destinati ai negozi che sarebbero andati a buon fine nei primi mesi del 2015 e avrebbe effettuato lavori di ristrutturazione del centro commerciale dopo aver comunicato la decisione di recedere dal contratto di affitto.

Elementi questi che denotano di certo un comportamento poco lineare, al di là del quale purtroppo a distanza di tre mesi tutte le attività nel centro commerciale cesseranno con ripercussioni sull’occupazione e su tutto l’indotto che Auchan creava sul territorio. La Nuova Cesano, in merito, afferma di aver fatto il possibile per evitare le conseguenze occupazionali e sociali della chiusura attivando anche un confronto con i sindacati e sostiene che Auchan avrebbe potuto fare scelte diverse piuttosto che far ricadere sul territorio il peso sociale delle proprie politiche aziendali.

Ciò che in tutto questo affaire risulta più assurdo è che per una sorta di rimpiattino delle colpe e una mancanza di volontà da parte di una o di entrambe le parti, a rimetterci saranno ancora una volta i lavoratori e il territorio circostante che avrebbero potuto beneficiare invece di importanti ricadute economiche dalla continuazione dell’attività commerciale.

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