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8 Agosto 2022

UBP: Cina, il mercato immobiliare non è un rischio sistemico per l'economia

di Carlos Casanova, Senior Economist Asia di Union Bancaire Privée

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In Cina la crescita del PIL ha toccato il minimo nel 2° trimestre e dovrebbe risalire intorno al 5,0% a/a nella seconda metà del 2022. Confermiamo quindi le nostre previsioni per il 2022 al 3,7%. Sebbene i consumi e il settore manifatturiero abbiano registrato una ripresa a giugno, il crollo del settore immobiliare porterà a un ritmo di ripresa più modesto nella seconda metà del 2022. Abbiamo mantenuto invariate anche le previsioni per il 2023 al 4,5%. 
La maggior parte della contrazione si è verificata sul fronte degli investimenti. La flessione è stata provocata dal calo degli investimenti immobiliari, scesi da inizio anno a -5,4% su base annua, ma quasi tutti i rischi si sono concentrati nel settore residenziale.
 

Gli acquirenti di 300 progetti immobiliari in 91 città hanno smesso di pagare i propri mutui a partire da luglio. La "rivolta dei mutui" ha fatto seguito alle notizie secondo cui diversi costruttori avrebbero esaurito la liquidità dopo aver attinto ai conti vincolati in cui erano depositati i ricavi delle prevendite delle abitazioni, per far fronte ai pagamenti dei debiti.  
 

Non ci aspettiamo che la "rivolta dei mutui" in Cina si trasformi in una fonte di fragilità sistemica. I rischi di contagio si sono diffusi rapidamente, ma il valore dei mutui coinvolti è di soli 300 miliardi di dollari, ovvero circa lo 0,6% delle passività bancarie totali. Inoltre, le famiglie cinesi sono solvibili (l'indebitamento delle famiglie rimane basso, pari al 62% del PIL), ma hanno scelto di non effettuare i rimborsi fino alla consegna delle case.
 

Nonostante il settore non costituisca un rischio sistemico, nel 2022 rimarrà comunque debole per diversi motivi:  
-Le attuali condizioni sono molto in contrazione, quindi potrebbero essere necessari diversi trimestri prima che gli investimenti immobiliari ritornino positivi.
-La "rivolta dei mutui" in Cina indica il raggiungimento di un punto di minimo nella fiducia dei consumatori. La situazione è stata aggravata dalla politica "zero-Covid", poiché i lockdown hanno spinto le famiglie a non prendere decisioni di investimento. Con un volume di transazioni ai minimi storici, i prezzi delle case nelle 70 città più grandi della Cina sono diminuiti per il terzo mese consecutivo a -1,3% a/a a giugno.
-Si stima che circa il 50% dei flussi di cassa dei costruttori derivi dalla prevendita di unità immobiliari. I regolatori si trovano in una situazione complessa, in quanto gli imprenditori avranno difficoltà ad accedere al capitale per completare i progetti, mentre il sentiment dei consumatori rimane basso e migliorerà solo una volta che i progetti saranno completati.


In futuro, prevediamo che i legislatori ricorreranno a misure mirate per mitigare i rischi. Alle banche statali è stato chiesto di estendere il credito ai costruttori in difficoltà, mentre i governi locali hanno annunciato piani per la creazione di un fondo di salvataggio che si faccia carico del completamento degli edifici interessati. La priorità è molto chiara: il governo garantirà che le famiglie della classe media che lavorano duramente ricevano le case per le quali hanno già pagato.
 

Riteniamo che un crollo del 30% del settore immobiliare potrebbe provocare un calo di circa 1 punto percentuale della crescita del PIL cinese nel 2022. Ciò è dovuto al peso eccessivo del settore nell'economia in generale (circa il 25% del PIL). Questo freno all'attività non è trascurabile e richiede un attento coordinamento delle politiche monetarie e fiscali.
 

La riunione del Politburo di luglio non è stata decisamente hawkish e non ha fatto riferimento all'obiettivo ufficiale di crescita del 5,5%. Al contrario, si è sottolineata la "stabilità" in un "ambiente internazionale più complesso" e ci si è impegnati a mantenere il "Dynamic Zero-Covid". Ciò significa che l'orientamento dovrebbe rimanere accomodante, anche se la Fed aumenterà i tassi in modo più aggressivo nel secondo semestre del 2022, Pechino non inonderà il sistema di liquidità in eccesso per perseguire la crescita a tutti i costi.  
 

In termini di politica monetaria, la situazione rimarrà invariata. La liquidità è ancora abbondante in Cina, con il tasso interbancario di Shanghai (SHIBOR) che a luglio è sceso al di sotto dei tassi di interesse di riferimento cinesi. Il problema è il sentiment, non la liquidità. Per questo motivo potremmo invece assistere a un sostegno più mirato al settore immobiliare. Il 17 maggio la PBOC ha ridotto il Loan Prime Rate (LPR) a 5 anni di 15 punti base, portandolo al 4,45%. Il LPR a 5 anni è utilizzato per il prezzo dei mutui, mentre quello a 1 anno è utilizzato per il prezzo dei prestiti. In precedenza, la PBOC aveva anche ridotto l'intervallo inferiore dei tassi di interesse sui mutui per i proprietari di prima casa al 4,4% dal 4,6%. Infine, la PBOC continuerà a stimolare la domanda aggregata attraverso una crescita più rapida della M2 e del credito. 
 

Per quanto riguarda invece la politica fiscale, la riunione del Politburo ha posto l'accento soprattutto sull'attuazione delle misure già varate. Il 23 maggio, il Consiglio di Stato cinese ha presentato un piano di misure di sostegno in 33 punti per stabilizzare l'economia. Ha inoltre introdotto strumenti macroprudenziali, ad esempio consentendo alle imprese di rinviare i pagamenti sociali e assicurativi fino alla fine del 2022. Anche la spesa per le infrastrutture avrà un ruolo di primo piano a partire dal quarto trimestre del 2022. Il governo ha anche ventilato l'idea di un fondo per le infrastrutture da 500 miliardi di Renminbi, da lanciare alla fine del terzo trimestre. 
 

Il sostegno politico prolungato e il miglioramento del contesto macroeconomico sono di supporto a una graduale ripresa dei titoli azionari cinesi. Rimaniamo costruttivi e prevediamo che il settore probabilmente sovraperformerà le azioni globali su base relativa nel 2022. Di conseguenza, a giugno siamo passati da una posizione neutrale a leggermente sovrappeso. Ciò non esclude i potenziali rischi di ribasso, che sono prevalentemente concentrati sulla strategia "Dynamic Zero-Covid". Pertanto, preferiamo società di buona qualità in settori ben allineati alle priorità politiche del 14° Piano quinquennale.
 

Di contro, chi investe sull’obbligazionario dovrebbe rimanere cauto. Gli spread dell’High Yield cinese ad alto rendimento dovrebbero rimanere ampi per tutto il 2022, impattati dall’immobiliare. Inoltre, prevediamo potenziali rischi di ricaduta su titoli di alta qualità all’interno del settore e sulle banche cinesi. Gli AT1 delle banche cinesi potrebbero subire ripercussioni, come abbiamo già visto nel caso di Henan, dato che anch'essi sono scambiati in un range ristretto rispetto agli omologhi titoli globali.  

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