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Saranno almeno 20 le nuove aperture di Melià Hotels International nel corso del 2024, di cui il 50% nel segmento del lusso. Lo annuncia, in un’intervista all’agenzia di stampa spagnola Efe, il Ceo del gruppo alberghiero, Gabriel Escarrer.
Tra i Paesi su cui punterà Melià Hotels per rafforzare la propria presenza c’è il Messico, dove la catena raddoppierà in tre anni il suo portafoglio arrivando a 14 strutture (oggi ne gestisce sette) per un totale di 4.100 camere contro le attuali 2.569.
Nello specifico, ci sarà un nuovo albergo a Puerto Vallarta targato Paradisus, insieme al partner locale Gaalata, con cui aprirà anche due strutture con il brand ME by Melià a Guadalajara e Sayulita. In quest’ultima località, sulla costa del Pacifico, inaugurerà un altro hotel nel 2025 sotto il marchio Zel, che Melià condivide con il tennista Rafael Nadal. Seguiranno altre due aperture, a San Miguel de Allende e, nel 2026, a Punta Canuva.
In Europa, ci saranno nuove aperture in Spagna, Italia e Portogallo, oltre ad Albania e Malta. Altre destinazioni sono state individuate in Medio Oriente, Arabia Saudita (dove Melià proporrà due nuove strutture insieme a un partner locale), Caraibi, Vietnam, Thailandia e Indonesia. Per quanto riguarda l’Italia, la catena prevede l‘apertura nel quarto trimestre del 2024 di un nuovo Collection, brand con cui inaugurerà tra febbraio e marzo altri due alberghi a Mallorca e uno a L’Avana.
In attesa di dati definitivi, Melià Hotels stima di avere chiuso il 2023 con un Ebitda vicino ai 474 miioni di euro (+10% a/a). Entro il 2024, il Gruppo prevede che l’occupazione raggiungerà i valori pre-covid, grazie anche al dinamismo che sta interessando il mercato asiatico.
Sui prezzi, e nonostante gli aumenti degli ultimi anni, il Ceo di Meliù Hotels, Escarrer, ritiene che si possa migliorare il RevPar. Nei primi nove mesi dell’anno, questo indicatore è cresciuto del 31,6% rispetto al 2022 e di oltre il 12% rispetto al 2019, guidato da città europee come Roma, Londra, Parigi o Milano.
Secondo Escarrer, “non è il momento di crescere ma di trasformare il turismo, scommettendo sulla qualità anziché sulla quantità”.
Escarrer, infine, punge sulla questione degli affitti brevi e, in particolare, sulla “crescita smisurata e senza controllo” delle abitazioni a uso turistico. Un fenomeno – sostiene il manager – che crea dei problemi allo sviluppo urbano, provoca un aumento dei prezzi degli immobili e distrugge il patrimonio storico. Per questo – conclude Escarrer – bisognerebbe “vietare nei centri storici le abitazioni ad uso turistico”. A tal proposito, una recente sentenza del Tribunale Supremo spagnolo (l’equivalente della Corte di Cassazione italiana) ha stabilito che se lo statuto di un condominio vieta di svolgere attività professionali o imprenditoriali nelle abitazioni del palazzo, è lecito proibire ad un condomino l’affitto breve della sua abitazione tramite le piattaforme dedicate.
È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: Castello SGR investe 135 milioni nel primo Nobu Hotel in Ital
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