Il governo ha deciso di ridurre di un miliardo e 600 milioni di euro i fondi destinati alla rigenerazione urbana. L'Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) ha espresso preoccupazione per questa decisione, sottolineando come essa contrasti con l'intenzione della maggioranza di approvare una legge specifica sulla rigenerazione urbana. L'INU, Istituto Nazionale di Urbanistica, ha lanciato un appello all'esecutivo e al Parlamento affinché vengano ripristinate le risorse.
L'Istituto ha evidenziato che il taglio lineare di 800 milioni riguarda i cosiddetti PINQuA, ovvero i progetti del Programma Innovativo per la Qualità dell'Abitare, gestiti dal Ministero delle Infrastrutture e realizzati dai Comuni che hanno firmato convenzioni con lo Stato. Questi progetti sono già in fase di realizzazione e le imprese coinvolte potrebbero rivalersi sui Comuni in caso di interruzione dei lavori dovuta alla mancanza di fondi. Un'altra conseguenza negativa potrebbe essere il ritiro degli investimenti privati.
L'INU ha inoltre sottolineato che gli 800 milioni destinati ai PINQuA sono stati tagliati nonostante le anticipazioni sul PNRR già acquisite dal governo dall'Unione Europea. Essendo parte del PNRR, i PINQuA devono essere completati entro il 2026. Tuttavia, con la riduzione dei finanziamenti, risulta incerto come si possa raggiungere questo obiettivo e come giustificare in sede europea il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati.
L'Istituto ha segnalato anche il taglio di altri 800 milioni dal Programma Periferie Degradate. Anche in questo caso, le convenzioni sono state firmate, gli appalti avviati e i contributi privati attivati.
In conclusione, l'Istituto Nazionale di Urbanistica ha rivolto un appello al governo e al Parlamento per il ripristino dei fondi destinati alla rigenerazione urbana. Queste risorse sono fondamentali non solo per ragioni tecniche, ma anche perché contribuiscono a migliorare la qualità della vita nelle città italiane. Sono essenziali per garantire ai cittadini spazi pubblici più salubri, infrastrutture rinnovate e servizi più efficienti. È paradossale che tali risorse vengano cancellate proprio mentre emerge la volontà politica di portare avanti una legge sulla rigenerazione urbana, rischiando così di trasformarsi in un mero spot politico.