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"Rinnoviamo la richiesta di una breve proroga per i lavori oltre il 60% o, in alternativa, l'emissione di un nuovo Sal al 29 febbraio con aliquota al 110%. Questo consentirebbe di salvare i lavori in circa 25.000 cantieri dove sono coinvolte 220.000 famiglie, sui circa 40.000 cantieri aperti stimati in base ai dati dell'Enea". È l’appello lanciato dalla presidente dell'Ance Federica Brancaccio davanti alla commissione Finanze della Camera, dove è in corso l'esame per la conversione in legge del decreto Superbonus.
La presidente dei costruttori ha anche espresso preoccupazione per l'attuale soluzione individuata dal Governo, che, ha spiegato, "contiene solo una sanatoria che permette ai contribuenti di mantenere gli incentivi fruiti sino al 31 dicembre 2023 anche in caso di mancata conclusione dei lavori". Questa soluzione individuata, ha aggiunto, "non riduce in alcun modo il problema di famiglie e imprese e rischia piuttosto di favorire l'abbandono dei cantieri lasciando le opere incompiute".
Più esattamente, hanno spiegato i costruttori ai componenti della commissione Finanze, la prima soluzione proposta consiste in una proroga del Superbonus per le spese sostenute sino al 29 febbraio 2024, riconoscendo la stessa percentuale di detrazione prevista al 31 dicembre 2023 (110% o 90%, a seconda della data della delibera assembleare e della presentazione della Cilas) per interventi, sia trainanti che trainati, effettuati su condomini, o su edifici composti da massimo 4 unità e interamente posseduti da una persona fisica, per i quali è stata esercitata l'opzione per la cessione del credito o per lo sconto in fattura. Stessa cosa per gli interventi realizzati, al 31 dicembre 2023, per almeno il 60% dell'intervento complessivo.
In alternativa a questa soluzione, i costruttori hanno proposto di dare la possibilità di emettere uno stato di avanzamento lavori straordinario al 29 febbraio 2024, "così da far rientrare nel Superbonus al 110% (o al 90%) tutti i lavori realizzati entro tale data e con possibilità di optare per la cessione del credito o per lo sconto in fattura, anche se il Sal non raggiunge le percentuali minime previste dalla norma (30%, 30% e 40%)".
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