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27 Ottobre 2021

Oice: appalti, no a strutture pubbliche per la progettazione

di E.I.

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Tutelare la qualità senza pensare a nuove centrali di progettazione. A chiederlo, nel corso dell'audizione in Senato sul disegno di legge delega per la riforma del codice appalti, le società di ingegneria e architettura italiane, associate nell'Oice.

Il presidente dell'Oice ,Gabriele Scicolone, ha evidenziato come nel disegno di legge ci siano elementi positivi da sviluppare, fra cui la certezza dei tempi di aggiudicazione delle gare e la centralità del progetto. No invece all'utilizzo del prezzo più basso, inaccettabile per le gare di progettazione e di servizi tecnici. 

Per l'Oice occorre puntare su un codice snello e un regolamento ad hoc per lavori e progettazione, distinto dal resto dei contratti. Scicolone ha anche sottolineato la posizione contraria dell'Associazione rispetto a ipotesi di strutture o centrali di progettazione, idea ventilata nel corso dell'audizione dell'Anac sempre in Senato. 

Gabriele Scicolone, presidente dell'Oice: “Per noi il compito fondamentale della Pubblica amministrazione deve rimanere quello della programmazione e del controllo. Piuttosto ribadiamo la necessità di attuare principi della riforma del 2016 come quello della qualificazione e della riduzione delle stazioni appaltanti che devono diventare effettivi e attuabili, come anche quello del dibattito pubblico”.

Andrea Mascolini, direttore generale dell'Oice: “Occorre fare riferimento, integrando i criteri di delega, ai temi dell'equo compenso e della corretta stima dei corrispettivi, alla limitazione dei ribassi eccessivi e all'utilizzo esclusivo dell'Offerta economicamente più vantaggiosa nei servizi di ingegneria e architettura. A regime non pensiamo che sia ipotizzabile lasciare a 139.000 il tetto per gli affidamenti diretti e, in prospettiva, occorre semplificare le gare puntando sulla rapida attivazione del cosiddetto fascicolo virtuale dell'operatore economico, promuovere l'utilizzo di servizi di supporto di project management al Rup e rivedere la disciplina dell'accordo quadro oggi troppo penalizzante per l'operatore economico”. 

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