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Tecnocasa: affitti sempre più cari in tutte le grandi città
di red
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Non si arresta la corsa al rialzo dei canoni di locazione: secondo un’indagine dell’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa, in tutte le grandi città c’è stato un aumento degli affitti nel primo semestre 2023, anche se a tassi inferiori rispetto agli ultimi sei mesi del 2022. In ogni caso, si registra una crescita del +3,4% per i monolocali, del +3% per i bilocali e del +3,2% per i trilocali. Le percentuali più alte vengono rilevate a Bari, a Napoli e a Verona, dove si ricorre maggiormente agli affitti brevi.
Nei capoluoghi di provincia, i canoni di locazione non hanno mai smesso di crescere: +2,3% i monolocali, +2,5% i bilocali e +2,9% per i trilocali.
Nel primo semestre del 2023, il 70,1% ha cercato casa in affitto come scelta abitativa, con una lieve diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando la percentuale era pari al 71,2%. In questa categoria rientrano coloro che non riescono ad acquistare o volutamente scelgono l’affitto. Aumentano i contratti stipulati da chi cerca per motivi di studio, che passano da 3,8% a 5%. Sostanzialmente stabili quelli stipulati per motivi di lavoro (da 25% a 24,9%).
Nel periodo sotto esame, si sono stipulati prevalentemente contratti con le fasce più giovani di età, comprese tra 18 e 34 anni (45,5%), in leggero aumento rispetto al 44,3% dell’anno scorso.
I dati sui contratti stipulati nella prima parte del 2023 segnalano un aumento di quelli a canone transitorio che ora si attestano intorno al 25,4% (da 20,7% di un anno fa).
Tiene ancora il canone concordato ma occorre capire quanto ancora potrà essere appetibile alla luce dell’aumento della domanda che trascina al rialzo i canoni sul libero mercato.
Fabiana Megliola, Responsabile Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa: “Dopo il calo importante dei valori registrato nel 2020 a causa della diminuita domanda e aumentata offerta scaturite dalla pandemia, continua l’andamento positivo iniziato nel 2015. Il mercato lamenta una preoccupante carenza di immobili dovuta al fatto che molti di essi sono stati affittati con contratti di lungo periodo durante la pandemia. Numerosi proprietari preferiscono gli short rent temendo un’eventuale morosità degli inquilini. Desiderano anche assicurarsi la possibilità di rientrare in possesso dell’immobile. A contribuire al rialzo dei valori anche l’inflazione e l’aumento della domanda alimentata da chi ha difficoltà di accesso al credito”.
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