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18 Aprile 2013

Unioncamere: con Piano aeroporti 15 scali a rischio

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Il Piano aeroporti mette a rischio la sopravvivenza di 15 scali commerciali italiani su un totale di 46.

A lanciare l'allarme è Unioncamere che in una nota scrive: "dopo l’atto di indirizzo emanato dal ministero dello Sviluppo economico e delle infrastrutture nel gennaio scorso, premessa fondamentale per il nuovo Piano nazionale per lo sviluppo aeroportuale, rischia di andare incontro a una severa contrazione".


I 15 aeroporti identificat dal Piano come “non di interesse nazionale” sono quelli di Cuneo, Aosta,  Brescia,  Bolzano, Albenga, Forlì, Parma, Grosseto, Marina di Campo (Elba), Perugia, Foggia, Taranto, Crotone, Comiso, Tortolì.

Nel 2012 hanno registrato un traffico di 1.106.230 passeggeri (nel 40,5% dei casi con voli nazionali, nel 59,5% con tratte internazionalin, nel 73,1% dei casi con voli low cost).

La riduzione di questi scali, sempre secondo Unioncamere, potrebbe avere un contraccolpo su imprese e cittadini oltre a penalizzare "aree già oggi svantaggiate quanto a collegamenti ed infrastrutture ed azzererebbe gli sforzi fatti nel corso di più decenni con risorse anche ingenti ed investimenti di natura sia pubblica che privata, per offrire a questi territori opportunità di sviluppare e qualificare i flussi economico-produttivi, innovando ed allargando la rete dei modelli relazionali".


"Uno spostamento di ricchezza da queste aree" provocherebbe "una perdita di addetti direttamente o indirettamente coinvolti nell’economia aeroportuale (mediamente 400-500 addetti per milione di passeggeri), ma anche con una perdita pressoché certa della spesa turistica generata dai flussi turistici inbound che in questi anni, grazie anche all’esplosione del low cost, sta generando interessanti processi di crescita e redistribuzione delle presenze turistiche rispetto alle storiche tradizionali destinazioni".

Se la scelta di questi siti “minori” verrà confermata in sede di Conferenza Stato-Regioni, prosegue la nota, "essi saranno destinati alle Regioni e per queste realtà si apriranno due scenari diversi: la possibilità di operare con una concessione regionale oppure di essere indirizzati ad altre destinazioni o alla chiusura".

Unioncamere prospetta quindi per questi 15 scali, un quadro dove "enti locali e Camere di commercio che ne sono soci dovranno decidere se ricapitalizzarli, ripianando le perdite d’esercizio cumulate, a fronte di un piano di riassetto e rilancio, cederne la partecipazione a privati, oppure chiuderli".

“Molte società di gestione degli aeroporti - ha sottolineato il presidente Unioncamere, Ferruccio Dardanello - registrano risultati d’esercizio anche fortemente negativi, unitamente allo squilibrato rapporto tra costi e ricavi per passeggero che non possono certo essere ignorati.

Ma per qualsiasi azione di riassetto sono necessarie politiche di accompagnamento per individuare soluzioni alternative e/o di rimodulazione del quadro dei costi, e politiche di sistema, che non tengano conto esclusivamente dei risultati di bilancio ma anche dei benefici per il territorio.

La stessa logica europea sembra offrire la possibilità, in alcuni casi particolari e circoscritti, di costruire politiche di sostegno agli aeroporti e alle compagnie aeree”.

Da qui le proposte per un riassetto che punti a “collegare il Piano ad una politica europea "specie per l’aeroportualità minore, ma anche a permettere alle società aeroportuali di operare "in un regime di certezze normative ed autorizzatorie, almeno di medio periodo, per consentire piani di investimento e sviluppo di lungo termine".

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