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Tre giorni fa il Consiglio UE, con 20 voti favorevoli, l’astensione di Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Svezia e Slovacchia e il voto contrario di Italia e Ungheria, ha approvato la direttiva energetica EPBD sull’efficientamento energetico edilizio, nota come direttiva “Case Green”, che lo scorso 12 marzo aveva già “incassato” il benestare del Parlamento UE. La direttiva entrerà in vigore dopo 20 giorni dall’imminente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dopodiché gli Stati membri avranno due anni per recepirla.
Il testo finale mantiene i risultati raggiunti nel Trilogo, lasciando margine agli Stati Membri per delineare una traiettoria di rinnovamento. L’elemento più importante è che sono stati completamente rimossi dal testo le “classi energetiche minime da raggiungere” per gli edifici entro tempi stringenti (nella versione iniziale era previsto che tutti gli immobili avrebbero dovuto raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e D entro il 2033), perciò, nessun obbligo per le famiglie italiane di efficientare le proprie case a stretto giro.
È previsto, invece, l’impegno a ridurre del 16% i consumi energetici entro il 2030, del 20-22% entro il 2035 con almeno il 55% del risparmio energetico che dovrà arrivare dalla ristrutturazione del 43% degli edifici con le peggiori prestazioni (circa 5 milioni di immobili in Italia), per giungere al 2050 ad emissioni zero. Obiettivi che potranno essere raggiunti dai singoli Stati Membri tramite piani nazionali individuali di ristrutturazione edilizia, con indicatori di progressi misurabili. Finalità che si scontrano con la situazione del patrimonio immobiliare Italiano costituito per il 60% da immobili nelle due ultime classi energetiche (F e G) e per l’80% nelle ultime tre classi energetiche (F, G, E).
Il Governo Italiano, votando contro la direttiva, ha dato un segnale forte all’Ecofin, un atteggiamento da noi sostenuto e condiviso considerate le peculiarità del nostro patrimonio immobiliare la direttiva va cambiata, e su questo confidiamo nell’imminente rinnovo del Parlamento UE, perché gli obiettivi, ad oggi previsti, non sono raggiungibili con potenziali ripercussioni per il mercato e per le famiglie. Se vogliamo realmente agevolare il virtuoso percorso di transizione ecologica immobiliare nel nostro Paese è necessario che l’Europa metta a disposizioni ingenti risorse, ad oggi non stanziate, unitamente ad una riforma dei bonus fiscali edilizi incentrata su di un riordino degli stessi rendendoli strutturali oltre alla previsione di strumenti finanziari mirati affinché i cittadini siano incentivati, non obbligati, a riqualificare la propria casa, partendo dal presupposto che tutti desideriamo vivere in case più sicure, moderne e meno energivore.
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