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L'appello di un eroe comune
di Giampiero Schiavo, volontario Croce Bianca
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Un appello in una situazione drammatica. Come tanti ne riceviamo, ma che in questo caso mostra uno spaccato in prima persona di quanto sta avvenendo. Per trovare una soluzione, pratica e immediata.
Abbiamo verificato, conosciamo da tempo Giampiero Schiavo, amministratore delegato di Castello sgr e ci sentiamo di “metterci la faccia”. Non usiamo la parola amico per nessuno del settore, termine abusato e fastidioso.
Lo definiamo invece un eroe comune, come migliaia di altri che operano in silenzio.
Ci siamo attivati subito, nel limite delle nostre possibilità, e vi segnaliamo il suo appello di seguito.
Grazie Giampiero, ce la faremo.
Maurizio Cannone
Cari amici,
non ho mai scritto una mail di questo genere e lo faccio con un certo imbarazzo.
L’emergenza che ci sta colpendo in questi giorni sta veramente cambiando il nostro modo di vivere, le nostre abitudini e credo getti un velo di profonda incertezza sul futuro.
Quello che vediamo in televisione, ascoltiamo alla radio e leggiamo sui media è sicuramente vero ma purtroppo non sempre fornisce l’esatta percezione della realtà della situazione, della sua gravità e dei rischi che in questo momento centinaia di migliaia di persone stanno correndo.
Non mi è mai piaciuto sbandierare una mia seconda attività che porto avanti da 26 anni… un po' di più della finanza. Come alcuni di voi sanno faccio il volontario in ambulanza in una associazione che si chiama Croce Bianca, impegnata su tutta la provincia di Milano ed in Lombardia tutti i giorni nel servizio di emergenza 118 e nei servizi ai cittadini.
Voglio raccontarvi la mia esperienza di sabato sera, dove con molta paura per la prima volta in 26 anni, mentre salivo sullo scooter per andare a fare il mio turno, riflettevo su tutte le telefonate ricevute che continuavano a dissuadermi dal scendere a fare servizio e che data la situazione non mi consentivano di affrontare il servizio con serenità. Arrivato in associazione vedo immediatamente i miei colleghi che smontando dal turno stanno sanificando una ambulanza dopo un sospetto paziente Covid, mi passano le consegne e mi raccontano la situazione della mattina e del pomeriggio.
Dopo poco mi reco in un ospedale milanese a dare il cambio ad un altro equipaggio, le facce sono tutte uguali, sconfortate ma animate da un grande senso di responsabilità, quello stesso senso che mi ha guidato nell’iniziare il servizio.
Partiti dall’ospedale, tempo 3 minuti ed arriva il primo servizio, difficoltà respiratoria!
Immediatamente io ed i miei colleghi dell’equipaggio ci azzittiamo e contrariamente al solito dove le battute, i racconti ed il gioco proseguono fino all’arrivo sul servizio, entriamo in una modalità operativa pre esame (stesso stress), focus su tutto ma soprattutto sull’autoprotezione, concetto caro a chi presta servizio in ambulanza ormai doverosamente diffuso su tutti i cittadini. Arriviamo a destinazione ed il paziente era già stato trasportato dai famigliari nella loro macchina che si trovava nel cortile del domicilio. Mi avvicino ai famigliari per chiedere quale era il problema ed oltre a tutta una serie di patologie mi riferiscono febbre in un paziente dimesso da ospedale 7 gg prima. A quel punto scatta immediatamente l’avvio della procedura per sospetto covid, quindi il capo equipaggio che in quel momento ero io, inizia una vestizione di totale autoprotezione (come quelle che vedete in tv stile ebola!). Purtroppo per risparmiare sui dispositivi di autoprotezione, salvo particolari urgenze, solo il capo equipaggio entra in contatto con il paziente e procede al trasporto con lo stesso mentre gli altri membri dell’ambulanza stanno nel vano anteriore. La signora mentre le prendo i parametri e cerco di comprendere tutti i sintomi, mi stringe la mano (l’effetto era quello di avere un palombaro di fronte), e mi dice….” La prego …. Non mi lasci morire…..”…. frase che non ho mai sentito prima neanche su servizi molto complessi e cruenti. Arrivati in ospedale, ovviamente tutte le persone che erano nel pronto soccorso si allontano ma tutte guardandoci con gratitudine e dicendoci grazie.
Finito questo servizio rientriamo in sede, sanifichiamo l’ambulanza e ritorniamo operativi, e tempo 2 minuti arriva un altro servizio, di nuovo sospetto Covid. Palazzo del centro di Milano, tipica famiglia con 3 figli, mamma e papà giovani (46 anni), lui con grave difficoltà respiratoria e febbre. Ancora una volta vestito da palombaro mi reco al domicilio ahimè ancora da solo, famiglia con il terrore sugli occhi, bambini con le lacrime, paziente sofferente e con evidenti sintomi da sospetto Covid.
Mi reco in un altro ospedale milanese e vi assicuro che la situazione è difficile, una insolita attività, tutti estremamente concentrati, area per infetti particolarmente occupata, volti delle persone abbandonati ad una speranza forte… non essere lasciati soli e ricevere tutte le cure, operatori sanitari stanchi ma determinati ad andare avanti… spesso senza adeguati mezzi di protezione!!!!
La serata è proseguita più o meno così sia per me che per le altre ambulanze in servizio, senza mai perdere l’attenzione o mollare.
Scusate il lungo racconto ma credo doveroso comunicarvi questa esperienza e chiedo a tutti voi, ove possibile, dateci una mano a continuare a poter uscire con le ambulanze, a non dover elemosinare sui dispositivi di protezione e su tutti i presidi che usiamo tutti i giorni, a far si che si possa continuare ad uscire senza dover ridurre gli equipaggi o fermando i mezzi e se possiamo a fare servizi in più accelerando il ripristino dei mezzi.
Vi posso dire che come Castello sgr ci siamo attivati sia per la Croce Bianca che per la Regione Lombardia con una donazione che siamo sicuri potrà contribuire ad aiutare tutti e vedere un po' più di luce in fondo ad un tunnel che ahimè sarà molto lungo.
Per chi volesse lascio qui sotto l’iban della Croce bianca, sperando che le istituzioni che voi rappresentate e le persone che conoscete ci possano aiutare
IBAN: IT 94A 0306909606 100000 124458
Grazie a tutti
Giampiero
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