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La difesa della specializzazione nei lavori pubblici costituisce uno dei punti più qualificanti, non solo sotto il profilo della garanzia di adeguatezza tecnica, ma anche sul piano del contrasto alla penetrazione del malaffare, appurato che la presenza di imprese specialistiche che assicurano mezzi e manodopera specializzata è oggettivamente di freno a tali fenomeni. Anche sotto questo profilo è necessario limitare l’uso del subappalto per le lavorazioni caratterizzate da notevole contenuto tecnologico o rilevante complessità tecnica dove non solo è necessaria la qualificazione ma è altresì opportuno prevedere sempre una responsabilità imprenditoriale diretta sinora demandata pressoché stabilmente alla categoria generale prevalente.
Non vorremmo, tuttavia che la battaglia per il reperimento delle risorse per attuare il contratto di Governo si giocasse prevalentemente sul Tavolo del MIT, che ha un piano di spesa in grandi opere per 150 mld in 15 anni, dei quali 118 mld già da subito mobilizzabili. Il Ministro dell’Economia e delle Finanze nell’ultima audizione presso le Commissioni Finanze di Camera e Senato l’ha ipotizzato: se dovesse prevalere questa linea - quand’anche per dare un impulso alla ripresa economica - potrebbe saltare il Codice degli Appalti così come attualmente strutturato a vantaggio di una grande deregulation per realizzare in tempi brevi una politica di grandi opere che mobilitino le risorse già a ciò destinate presso il MIT.
Ma se permane la linea indicata, quella della manutenzione del territorio in tutti i suoi aspetti, non occorre una deregulation massiccia del Codice degli Appalti; saranno sufficienti alcuni accorgimenti di funzionamento da approfondirsi con le categorie maggiormente interessate alla tematica - in primis le lavorazioni specialistiche e superspecialistiche prevalentemente effettuate dalle piccole imprese - in base all’esperienza maturata in quest’ultimi anni, volti ad alleggerire requisiti e controlli all’ingresso delle procedure di gara a vantaggio di effettivi controlli di materialità durante l’esecuzione sui risultati attesi dal progetto.
Forse sarebbe opportuno, per il necessario forte impulso alla ripresa di cui sopra, riflettere su un’ipotesi di veicolo societario contenente immobili pubblici partecipato pro quota da tutti gli italiani, da mettere sul mercato onde procedere ad un’alienazione - o comunque una messa a reddito - del patrimonio immobiliare, centrale e periferico, della P.A. E farlo subito, senza temere supposte “svendite”, dal momento che tali proprietà in molti casi rappresentano un costo, oltre che una testimonianza di cattiva gestione.
È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: Studentati e rigenerazione urbana, lo student housin
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